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Ritorno al passato- quarta parte

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2009 12:36
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Città: TORINO
Età: 43
Sesso: Femminile
19/06/2009 12:33

Ritorno al passato - quarta parte
Capitolo Diciassette - Dove sei Samia?- seconda parte

Samia aprì lentamente gli occhi, erano pesanti e sentiva un dolore sordo alle tempie, molto fastidioso. Serrò nuovamente le palpebre e si portò piano una mano alla fronte, emettendo un lieve gemito…
Il movimento non passò inosservato e una figura silenziosa si staccò dal muro e si diresse verso di lei che non si era accorta di nulla.

“Finalmente ti sei svegliata…pensavo che prima o poi avrei dovuto farlo io non molto galantemente!” le disse.

Samia non si aspettava di avere compagnia e sussultò a quelle parole. Guardò il suo interlocutore e riconobbe il giovane e affascinante Cavaliere che aveva combattuto contro Milo a Santorini. Il suo sguardo corse alla stanza in cui si trovava: pareti in pietra, scure e spoglie, un camino acceso in un angolo e una grossa finestra con pesanti tende rosso rubino scostate per permettere alla luce della luna piena di entrare…
Dopo quel breve esame si rivolse al Cavaliere…

“Dove sono? Pensavo di essere morta…” gli chiese piano mettendosi a sedere. Il giovane non rispose subito…il suo sguardo era stato catturato dalle forme della fanciulla che non si era resa conto che non indossava più gli abiti con cui aveva lasciato il Santuario.
Quando Samia si accorse che lo sguardo di lui si era posato sul suo corpo e non sul suo viso, abbassò lo sguardo e si accorse che aveva indosso solo una leggera camicia da notte bianca che poco nascondeva alla vista di chi le stava di fronte…
Portò entrambe le braccia al petto arrossendo visibilmente, ma poi il pensiero della sorte di suo fratello la colpì improvvisamente e un’espressione seria le si dipinse sul volto…

“Pensi di rispondermi o vuoi continuare a fissarmi in quel modo?”

Atlas la guardò e la sua bocca si trasformò in un sorriso divertito…

“Sei nella tana del lupo, tesoro, e ci sei venuta di tua spontanea volontà se ben ricordi!” le disse solo.

“Sono stata una stupida…e mi biasimo per questo!” disse Samia distogliendo lo sguardo e osservando tristemente la luna.

“Adesso basta con questa storia…ero solo venuto a vedere se ti eri svegliata per portarti al cospetto della mia Signora!” tagliò corto lui, prendendo una tunica e gettandola sul letto. “Vestiti…io ti aspetto fuori…o vuoi che rimanga qui a farti compagnia? Lo spettacolo non è niente male direi…!” continuò ridendo…

“Fuori di qui!” gli intimò Samia furiosa. Atlas le si avvicinò e le prese il mento tra le dita e portò il viso all’altezza del suo.

“Sai…devo dire che quando ti arrabbi sei molto bella! Non te lo aveva detto ancora nessuno?” leggeva la paura negli occhi di Samia che cercava di non darlo a vedere.

La giovane riusciva solo a vedere il viso del Cavaliere del Sole avvicinarsi al suo, troppo per i suoi gusti… Con grande sforzo si liberò della presa e scese dal letto, noncurante dello spettacolo che mostrava, ma un capogiro improvviso le rese impossibile restare in piedi e sarebbe caduta se Atlas non l’avesse sorretta per la vita e stretta al suo corpo. I loro corpi erano troppo vicini e la sua paura crebbe…

“Non ti preoccupare…non ti farò niente, non adesso!” cominciò a dirle “…ma ho fatto una richiesta alla mia Dea: quando avremo finalmente sconfitto Atena e i suoi insulsi Cavalieri…tu sarai mia! Mi sei piaciuta subito e ho proprio voglia di divertirmi un po’ con te, ma per adesso servi ad Era e io mi devo accontentare solo di guardarti da lontano…almeno quando siamo in sua presenza!” cogliendo la paura nel suo sguardo rise…rise malignamente e con una spinta la gettò sul letto e si allontanò verso la porta.

Samia era preda di un forte tremore e l’angoscia per la sua sorte e per quella delle persone che amava le toglieva il respiro.
Quando, dopo qualche minuto, riuscì a calmarsi si alzò e iniziò lentamente a svestirsi…


…Grande Tempio…

Milo camminava silenzioso di fianco a Mur che a sua volta, vedendo lo stato d’animo in cui si trovava l’amico, si limitava solo a fare domande ai soldati o a chiunque incontrassero all’interno dei confini del Santuario. Si era accorto però che il giovane al suo fianco non era molto interessato alle sue domande né tantomeno alle risposte che gli venivano fornite, per altro tutte negative.
Si trovavano sulle scale che portavano ad un vecchio tempio in rovina, quando decise di vederci chiaro…

“Milo…fermiamoci un attimo!” gli disse. Il suo compagno fece come gli era stato detto e si girò a guardarlo, una muta richiesta di spiegazione negli occhi.

Mur senza guardarlo cominciò a parlare…

“Che cosa ti è successo?” gli chiese così a bruciapelo.

“Spiegati meglio Mur!” gli rispose evitando il più possibile le spiegazioni.

“Non fare finta di niente…lo sai a cosa mi riferisco! Il tuo comportamento alla riunione è stata la dimostrazione che qualcosa ti ha turbato…Ho chiesto a Kiki se fosse successo qualcosa quando ti ha incontrato e lui mi ha raccontato che cosa vi siete detti. Non ti voglio fare nessuna predica, ma in un caso di emergenza come questo è mio dovere ricordarti che i problemi personali li dovresti rimandare…e se per caso nei tuoi problemi è coinvolto un nostro compagno è meglio chiarire subito la questione!” gli disse.

Vedendo che Milo continuava a tacere, continuò…

“Ti sto dando la possibilità di sfogarti…qui e adesso!”

Milo era combattuto tra la voglia di raccontare tutto e quella di tacere, ma sapeva che, se avesse continuato a tenersi tutto dentro, chi ci avrebbe rimesso sarebbero stati Samia e Gabriel perché lui non sarebbe stato in grado di combattere al massimo delle sue capacità…Decise così di parlare…

“D’accordo…Ho preso seriamente in considerazione le tue parole di qualche giorno fa: ho messo da parte i miei sentimenti e ho allontanato Samia da me perché non avrei potuto fare altrimenti. I nostri rapporti si erano deteriorati facilmente, perché io ero stato brusco con lei e le avevo detto che non saremmo mai stati amici…cosa che lei voleva fortemente! Quando l’ho scoperta con noi sul traghetto per Santorini, l’ho trattata ancora peggio, ma non mi sono fidato a rimandarla indietro, così è venuta con me…e, a causa della mia distrazione, lei si è sacrificata per me! Quel gesto ha riportato a galla ciò che avevo faticosamente sepolto e quando si è svegliata ho deciso di parlargliene…così questa mattina sono andato nella sua stanza ma non l’ho trovata. Mi sono recato nelle stanze di Saori e lì ho trovato una lettera…era sua…per Shaka! Credo che ieri sera sia successo qualcosa tra loro, anzi ne sono sicuro! Non sai quanto mi sia sentito frustrato per questo…perciò ho reagito così! Sto sbagliando lo so, ma è più forte di me…lo sai che sono fatto così!” disse finalmente tutto ciò che si teneva dentro da giorni e si sentì decisamente meglio dopo.

“Tu sai meglio di me che Shaka non ha colpe in tutto questo…e nemmeno Samia! I sentimenti nascono così…quando meno te lo aspetti, perciò ci puoi stare male, ma non te la devi prendere con nessuno! Se il destino ha voluto che quei due stessero insieme allora dovrà essere così e tu ti devi mettere l’anima in pace! Adesso quello che conta è trovare i nostri amici e riportarli qui al sicuro…Credo che nessuno al Santuario abbia visto niente, perciò torniamo da Saori, magari gli altri sono stati più fortunati!” terminò il Grande Sacerdote.

Milo abbassò la testa in segno di riconoscimento dell’esatto significato di quelle parole…il problema adesso era che il suo orgoglio profondamente ferito gli avrebbe causato una certa difficoltà nel parlare con Shaka, e più avanti con Samia…

___________________________

In quello stesso momento Samia si accingeva ad uscire dalla stanza in cui si era risvegliata, trovando Atlas ad attenderla come lui le aveva detto poco prima.
Il giovane le fece strada, ma poco dopo lei si accorse che lui aveva rallentato apposta per metterlesi di fianco.

“Non è assolutamente necessario camminare così vicini!” lo rimbeccò Samia.

“Certo che no…ma se dovessi avere un altro capogiro almeno potrei sostenerti…” le rispose passandole il braccio intorno alla vita. Samia, più irritata che mai, interruppe immediatamente quel contatto che le dava i brividi.

“Non mi toccare…stai il più possibile lontano da me!” gli intimò.

Con una risatina Atlas continuò a camminare fino a quando giunsero davanti ad una massiccia porta in legno chiusa.
Samia lo vide bussare ed attendere il permesso per entrare.
Una volta dentro la porta si richiuse alle sue spalle e, voltandosi, si accorse che Atlas non si trovava più al suo fianco…

Guardandosi intorno riconobbe la stanza: era quella del sogno, ma mancava qualcosa o meglio qualcuno…Gabriel! Con apprensione iniziò a cercarlo ma non lo vide da nessuna parte.
In fondo alla stanza c’era un grosso tendone nero e Samia vi si diresse piano…quando fece per salire i pochi scalini che portavano alla sua meta, una voce che ormai conosceva la fermò.

“Ferma dove sei Samia!” la ragazza si bloccò immediatamente, con la paura nel cuore.

Due figure vennero fuori da dietro il tendone...la prima era una bellissima donna che aveva dipinta sul volto un’espressione maligna e che, fissandola, le incuteva timore; la seconda era…

“Gabriel!” esclamò Samia. Si precipitò verso di lui per abbracciarlo, ma andò a sbattere contro un muro invisibile carico di energia che la ricacciò indietro.
Il colpo non fu molto forte, ma lei finì ugualmente a terra.

“Ti avevo avvertita…” le disse ancora la donna.

Samia si rialzò e la fissò…

“Era, suppongo…!” insinuò.

“Indovinato! Allora…sei pronta a riabbracciare tuo fratello per l’ultima volta?” le chiese ancora la Dea.

“Sono stata una stupida…! Ci sono cascata come un’allocca…non hai nessuna intenzione di fermarti vero?” le chiese.

“Ma come sei perspicace! Ti do un consiglio Samia: arrenditi subito al mio volere…e soffrirai di meno!”

“Mai…combatterò con tutte le mie forze, per quello che vale…!” rispose con convinzione Samia.

“Ah! Pensi di potermi contrastare? Proviamo…” e dalla sua mano destra partì una piccola sfera luminosa che colpì la ragazza in pieno.

La scossa elettrica percosse il corpo di Samia che non poté fare altro che urlare per il dolore; le sembrava che la tortura non avesse fine, quando si sentì libera e cadde a terra dolorante. Con un immenso sforzo di volontà alzò il viso, tremando, e la guardò accennando un sorriso di sfida…

Per Era fu un invito a nozze, voleva testare la resistenza della giovane perciò continuò ancora a torturarla colpendola più volte con il suo potere ferendola, ma facendo attenzione a tenerla in vita.
Quando Samia rimase priva di sensi la Dea si fermò e si voltò a guardare Gabriel: non vi era traccia di pietà sul suo viso, ormai era completamente soggiogato dal suo potere.
Era si diresse alla porta e, aprendola, chiamò Atlas a cui era stato ordinato di rimanere in attesa di ordini.

“Riportala nella sua stanza…in questo momento non mi serve più!” gli ordinò.

Se la vista del corpo della ragazza ferito e sanguinante lo colpì non lo diede a vedere; si limitò a passarle le braccia sotto il corpo e a sollevarla. Con il suo fardello si allontanò dalla sala…

Era rimase qualche secondo a fissare i due…

“Ha detto la verità: non cederà tanto facilmente…devo sbrigarmi o Atena e i suoi Cavalieri arriveranno prima che i miei poteri siano aumentati!” pensò.


…Grande Tempio…

Nella sala delle riunioni erano già presenti, oltre a Saori, tutti i Cavalieri d’Oro…mancavano solo Shaina e Marin. Nell’attesa i presenti stavano riferendo a Saori quello che avevano scoperto, ovvero nulla di importante.

“Siamo in alto mare…qui al Santuario nessuno ha visto o sentito niente, e in città non si sono verificati fatti strani che possano portarci sulla pista giusta! Ho i miei dubbi che riusciremo tanto presto a trovare il luogo dove si trovano Samia e Gabriel…” stava dicendo Aldebaran, quando…

“Forse noi abbiamo trovato qualcosa!” era la voce di Shaina che lo interruppe entrando insieme a Marin che teneva un giornale in mano.

“Avete scoperto qualcosa?” chiese con la solita calma Saori. Marin le si avvicinò e le mostrò la prima pagina del giornale che aveva con sé.

“Avevamo perso le speranze di trovare qualche indizio quando, passando davanti ad un’edicola, ho letto questa notizia in prima pagina.

“Etna: un vulcano in continua attività. La scorsa notte il vulcano, sito in Sicilia, ha ripreso la sua attività dopo alcuni anni di silenzio: una nuova ondata di fumo ha ripreso ad uscire dalla bocca principale della montagna…” lesse. Alzò lo sguardo e, seria, continuò…

“Potrebbe essere un indizio…” disse soltanto.

Shaka, che mentre Saori leggeva aveva tenuto gli occhi chiusi, li riaprì in quell’istante.

“Sono sicuro che Samia e Gabriel sono lì, o per lo meno nelle vicinanze!” asserì. “Saori…concedici il permesso di verificare!” chiese.

“Non prima che siano arrivati Seiya e gli altri Cavalieri di Bronzo, mi dispiace!” rispose lei.

“Stavate parlando di noi?” chiese una voce ben nota a tutti.

I presenti si voltarono e riconobbero i cinque amici che ormai non vedevano da diversi mesi…
Shaka si voltò di nuovo verso Saori che gli fece un cenno di assenso.

“Shaka, Kanon…e Milo! Preparatevi a partire!” disse lei puntando lo sguardo sull’ultimo chiamato. Milo ricambiò lo sguardo e, con un piccolo cenno del capo, ringraziò la Dea Atena, poi si allontanò seguendo i due compagni che già avevano lasciato la stanza…
Capitolo Diciotto – Scontri

Samia riaprì nuovamente gli occhi distesa sul letto nella stanza che le era stata assegnata, ma questa volta si accorse immediatamente che era sola…
Le ferite che Era le aveva inferto le procuravano dolore, ma si disse che se avesse voluto salvare suo fratello e se stessa dal destino che la divinità aveva riservato per loro, doveva resistere e continuare a lottare.
Si mise seduta e osservò il suo corpo: i tagli e le escoriazioni erano stati curati e bendati e Samia si chiese chi, tra i nemici, avesse compiuto un atto così caritatevole, sapendo che lei era schierata dalla parte di Atena.

“Cosa posso fare? Mi sento completamente impotente, ma so che devo fare qualcosa per salvare Gabriel e per aiutare i Cavalieri di Atena, se arriveranno in tempo…Ma certo che arriveranno in tempo…cosa vado a pensare? Io ho fiducia in Shaka e so che lui mi troverà…! Io però adesso devo trovare Gabriel e in qualche modo convincerlo a seguirmi: non so ancora come, ma dobbiamo allontanarci il più possibile da questo posto…” pensava disperata.

Si alzò con cautela, per evitare di fare rumore, e sempre con cautela uscì dalla stanza, facendo attenzione a chiudere la porta cosicché chiunque avrebbe pensato ancora per un po’ che fosse priva di sensi.
Non sapeva dove andare, così decise di seguire l’istinto che la portò lungo un corridoio rischiarato solo da un paio di torce e in fondo al quale c’era una scala che portava al piano superiore.
Cominciò a salire piano, timorosa di incontrare uno dei nemici da un momento all’altro, non accorgendosi che la sua paura si era materializzata alle sue spalle…

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Shaka, Kanon e Milo lasciarono il Santuario subito dopo il tramonto; al porto era già pronta la barca privata di Saori che li avrebbe condotti sulle coste della Sicilia.
Durante il viaggio non parlarono molto, eccezion fatta per un breve ripasso della strategia da attuare una volta arrivati a destinazione: questa volta non avrebbero preso strade diverse a meno che la situazione lo avesse imposto. Avrebbero raggiunto la zona in cui credevano si trovasse il covo del nemico e, una volta a destinazione, avrebbero deciso il da farsi.
Era notte pesta quando l’imbarcazione su cui viaggiavano si accostò al molo di un piccolo villaggio di pescatori; un fuoristrada li attendeva per condurli il più vicino possibile al vulcano.
Quando credettero che la distanza da percorrere era sufficiente per farlo a piedi, scesero e in assoluto silenzio indossarono le loro armature.
Grazie agli straordinari poteri di Shaka riuscirono ad individuare l’aura di Samia, tra l’altro molto debole, ma non quella di Gabriel.

Il Cavaliere di Virgo era immensamente preoccupato per il ragazzino, e ancor più per la giovane che gli aveva rubato il cuore; cercò in ogni modo di non destare sospetti nei suoi compagni di viaggio e, come se niente fosse, si incamminò nella direzione scoperta…

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Samia arrivò in cima alle scale e iniziò a percorrere un lungo corridoio buio; solo la luce della luna piena entrava dalle poche e piccole finestre di cui era provvisto quel lato del palazzo. La paura era tanta, ma la sua determinazione lo era ancora di più; tentò di aprire ogni porta che incontrava, ma la maggior parte di esse erano chiuse…eppure lei sapeva che suo fratello si trovava lì! Si ritrovò davanti all’ultima porta da sotto la quale filtrava una debole luce; il suo cuore batteva forte per l’emozione di rivedere l’amato fratello, ma anche per la paura di quello che l’aspettava.
Con coraggio appoggiò la mano sulla porta e, dopo un lungo sospiro, entrò…

La figura misteriosa che si trovava alle sue spalle si appoggiò alla parete e sorrise malignamente…

La stanza era riscaldata dal fuoco del camino, che si stava ormai spegnendo; dietro i tendaggi di un sontuoso letto a baldacchino Samia scorse una figura sdraiata e, speranzosa che si trattasse di Gabriel, corse a scostare il leggero tessuto trasparente…
Un sorriso smagliante le si dipinse in viso vedendo il fratello pacificamente addormentato; con uno slancio si fiondò ad abbracciarlo ma il suo movimento venne bloccato da una presa invisibile alle sue spalle.
Presa dal terrore Samia non riusciva a parlare…guardava suo fratello che, lentamente, apriva gli occhi e la guardava con odio. Aveva già visto quello sguardo carico di risentimento, era lo stesso che le aveva rivolto a Santorini e adesso, non potendo fare altro che fissarlo, iniziò a comprenderne il motivo…
Era lo aveva indotto a credere che era stata lei, volontariamente, ad uccidere i loro genitori ed era riuscita a farsi giurare fedeltà…Aveva sentito raccontare al Santuario di altri casi in passato di menti deviate dal potere di una persona malvagia, come nel caso di Ioria che si sarebbe risvegliato solo dopo aver ucciso Seiya…e la sua paura era che per Gabriel si sarebbe verificata la stessa cosa!

Gabriel alzò il braccio destro e la presa su Samia si fece ancora più forte; le ferite avevano ripreso a sanguinare e le mancava il respiro, quando…

“Gabriel!” la voce di Era fermò la mano del ragazzo che in poco tempo avrebbe sicuramente ucciso la sua vittima, ma non era ancora giunto il momento…

La Dea si fece avanti e si posizionò di fianco al giovane, guardando Samia con ironico disprezzo.

“Credevi davvero che ti avrei permesso di lasciare il palazzo con tuo fratello, ammesso e non concesso che lui ti avesse seguito? Folle! Ti concedo ancora una possibilità: cedi alla mia volontà e dammi i tuoi poteri…e ti prometto che non ti farò soffrire!” le propose.

“M-mai, maledetta strega!” la insultò invece Samia.

“Stolta! Soffrirai dunque…e tanto!” le rispose allora Era. Con un movimento del braccio la scaraventò contro la parete e Samia, sbattendo forte la testa, svenne. Piano si accasciò al suolo e la ferita che si era aperta sulla fronte prese a sanguinare. In quel momento, come se avesse intuito che la sua Signora lo stesse per chiamare, comparve Atlas…

“Portala nei sotterranei…all’altare del Sacrificio!” gli ordinò la Dea.

“Mia Signora…avevate detto che una volta vinto…” cominciò a dire lui, ma venne interrotto prima di poter formulare l’intera protesta.

“Non importa quello che avevo detto! Quella stupida ragazzina è solo un intralcio per me! Non vuole cedere spontaneamente, per cui mi impossesserò dei suoi poteri a modo mio…Per quanto riguarda la promessa che ti avevo fatto bhé…ne troverai altre di sgualdrine là fuori con cui divertirti! Adesso vai…e non osare mai più contraddire un mio ordine!” gli intimò voltandogli le spalle a avvicinandosi alla finestra.

“Coraggio Cavalieri di Atena…vi sto aspettando! Vi ho riservato una bella sorpresa!” si disse tra sé.

Atlas prese Samia tra le braccia e, senza aggiungere una parola, lasciò la stanza…

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Milo, Kanon e Shaka erano arrivati all’ingresso del palazzo diroccato descritto da Samia e qui decisero di dividersi, in modo da poter cercare meglio in tutte le stanze e ritrovarsi in quello stesso punto alla fine della perlustrazione.



Kanon inizialmente avrebbe fatto il giro del perimetro esterno e in seguito sarebbe entrato all’interno per ispezionare il piano terra.
Fuori era ancora buio, ma riusciva ugualmente a scorgere le ombre grazie alla luce della luna…Aveva quasi completato il giro, quando un movimento alle sue spalle lo indusse a fermarsi; l’improvviso avvampare di un cosmo nemico gli impose di voltarsi, giusto in tempo per schivare una sfera di energia potente e molto veloce che lo avrebbe centrato in pieno se non si fosse spostato all’ultimo.

Dalla direzione da cui era arrivato il colpo comparve un Cavaliere che, in base alla descrizione che ne aveva fatto Shaka, Kanon riconobbe come Giao della Lince. A differenza però di quando si era imbattuto nel Cavaliere di Virgo, la sua armatura possedeva una luce diversa: il colore era molto più scuro, ma emanava un potere cosmico incredibile, che si sviluppava attraverso una luce azzurra quasi accecante.

“Tu devi essere Giao…il Cavaliere del Sole la cui costellazione è quella della Lince!” disse Kanon.

“Benvenuto Cavaliere di Atena…hai indovinato! Io sono Giao della Lince, ma questo non ti servirà a molto saperlo, dal momento che stai per morire…!” gli rispose con sicurezza.

Kanon si limitò ad un accenno di sorriso, per poi guardarlo fisso negli occhi e invitarlo a compiere la sua missione…

“Con piacere…” rispose Giao “Artiglio Luminoso!” esclamò poi.

Rispetto al colpo precedente, quello che partì dalla sua mano in quel momento era un fascio di luce molto più potente e distruttivo, ma Kanon riuscì a fermarlo con facilità, anche se rimase sorpreso da tale potenza…Shaka aveva detto che la forza di quel Cavaliere era niente se paragonata ad un Cavaliere d’Oro. Ora però sembrava essere accaduto qualcosa che ne aveva ampliato i poteri, come se ci fosse lo zampino di un potere molto più grande…

“Ma certo…! Era deve aver donato loro maggiori poteri, per questo è così veloce e il suo colpo altamente distruttivo…” capì improvvisamente il giovane. “Bene…a noi due…”

Kanon si preparò a sferrare il suo attacco…Nella sua mano destra si formò una sfera di energia che andava man mano aumentando di potere e intensità…

“Preparati Giao…subirai uno dei colpi più potenti di cui tu abbia mai sentito parlare…Galaxian Explosion!” disse lanciando il colpo.

Giao fu preso alla sprovvista e colpito in pieno dall’Esplosione Galattica; il colpo lo scaraventò lontano parecchi metri e gli procurò evidenti ferite in tutto il corpo, ma la sua armatura non subì alcun danno…
Kanon avvicinandosi rimase sbalordito: un colpo di tale intensità avrebbe dovuto almeno scalfire la sua armatura, invece questa risultava essere intatta.

“Eh eh eh! Sei stupito, vero Cavaliere? La mia armatura è protetta dal potere della Dea Era…non può essere distrutta!” gli spiegò sarcasticamente Giao, rialzandosi a fatica perché il colpo era stato comunque molto forte…

Improvvisamente, prima che Kanon se ne potesse accorgere, Giao preparò un nuovo colpo…

“Artiglio di Fuoco!” esclamò, e dalla sua mano partirono tre colpi contemporaneamente, un fascio di luce infuocata che colpì il Cavaliere di Gemini in pieno.

Kanon subì il colpo riportando anche lui varie ferite e non riuscendo a rialzarsi da terra; il Cavaliere del Sole ne approfittò e concentrò nella mano un secondo fascio di luce da lanciare contro l’avversario.
Kanon riaprì gli occhi giusto in tempo per vedere arrivare il colpo, e si scostò giusto in tempo per non essere colpito nuovamente. Giao gli si avventò contro, ma Gemini fu più veloce questa volta e preparò un altro colpo molto potente…

“Per il Sacro Gemini!” urlò e colpì Giao privandolo di uno dei cinque sensi; il Cavaliere nemico si ritrovò a terra e non riusciva a muoversi, ma improvvisamente il cosmo di Shaka esplose insieme a quello di un nemico potentissimo. Riconoscendo di non avere il tempo di continuare ad infierire sul nemico, Kanon decise di usare il colpo definitivo…

“Another Dimension” una dimensione oscura si inghiottì Giao della Lince e si richiuse immediatamente dopo. L’urlo del nemico si spense immediatamente…e Kanon si allontanò.

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Milo era salito al primo piano per controllare se ci fosse qualcuno nelle varie stanze, ma non aveva avuto molta fortuna…Anche nell’unica stanza la cui porta era aperta, non c’era nessuno…eppure sembrava che non molto tempo prima qualcuno avesse dormito nel letto a baldacchino.
Decise allora di tornare al piano terra ma, quando fece per scendere la scale, il passo gli fu sbarrato da uno dei nemici. Era un giovane biondo la cui armatura verde gli riportò alla mente la descrizione che Ioria aveva dato loro riguardo al nemico contro il quale aveva combattuto a Santorini.

Con la sua solita aria di superiorità gli si parò di fronte e lo osservò meglio: il colore dell’armatura era di un verde sgargiante, più di quello che Ioria aveva detto, e il suo corpo emanava una luce verde smeraldo, che gli conferiva quasi una sembianza divina…

“Quasi…non mi inganna però! Qui c’è lo zampino di Era, ne sono sicuro!” si disse però Milo.
Attese che fosse il Cavaliere del sole a compiere la prima mossa, anche se aveva fretta di rifarsi della sconfitta subita a Santorini. Non importava che il suo avversario non era lo stesso…lui voleva vendetta e, se il malcapitato di turno glielo concedeva, l’avrebbe presto ottenuta…

“A cosa stai pensando, Milo di Scorpio?” gli chiese il biondo “Se ti stavi chiedendo chi io fossi, te lo dico subito…Il mio nome è Berenice, Cavaliere del Sole al servizio di Era…e presto tu sarai morto!” continuò.

“Se fossi in te non ne sarei così sicuro Cavaliere!” rispose allora Milo, più convinto che mai.

Berenice non sopportò l’insolenza con cui il Cavaliere di Atena lo fissava, così bruciò il suo cosmo e si preparò ad attaccare…

“Golden Death Hair” esclamò, e dalla sua mano partirono lunghi filamenti simili a capelli…

“Ioria aveva detto che i capelli che compongono il colpo di questo Cavaliere erano neri, ma adesso sono chiari…sembrano riflettere la luce del Sole anche se è notte e siamo al chiuso…Devo stare attento perché sicuramente anche il loro effetto sarà diverso…” pensò Milo nella frazione di secondo in cui vide Berenice lanciare il colpo.

Con un agile scatto il Cavaliere di Atena si scostò di lato e si preparò a parare il colpo…

“Per il Sacro Scorpio!” esclamò a sua volta portando entrambe le mani all’altezza del petto e parando la matassa di capelli che gli era stata indirizzata.

Berenice, dal canto suo, sorrise vedendo che il suo avversario, intento a parare il colpo principale, non si era accorto di una piccola parte della chioma che si era distaccata, a velocità elevata, dal corpo centrale e che ora stava per colpirlo alle spalle.

Milo subì infatti il colpo non aspettandosi nulla di simile. I filamenti si avvolsero attorno alle sue braccia impedendogli di muoverle.

“Vigliacco…!Non eri in grado di colpirmi frontalmente e lo hai fatto alle mie spalle…Ma che razza di Cavaliere sei?” lo apostrofò.

“Non è importante il metodo con cui decido di colpire il mio avversario, leale o meno che sia! L’importante è impedirgli di difendersi dall’attacco successivo! Golden Death Hair!” esclamò nuovamente.

Questa volta il colpo andò a segno e la Chioma di Berenice avvolse il corpo di Milo, procurandogli vistose ferite. Il sangue scendeva copioso da esse e il Cavaliere di Scorpio sentiva le forze venirgli meno…

“Non posso…non devo arrendermi! Samia…Gabriel…loro hanno bisogno di me! Devo s-salvarli…” pensava cercando di resistere ai fili d’acciaio che gli stringevano la gola. In quel momento sentì il cosmo di Shaka bruciare e si riprese immediatamente…

Espanse notevolmente il suo cosmo e la chioma, dopo una breve resistenza, cedette…

“Ma…ma come hai fatto, dannazione!” chiese Berenice che però non fece in tempo a parare il colpo che Milo gli rivolse.

“Cuspide Scarlatta!” gli sentì solo dire, prima che un dolore lancinante gli percorresse il corpo. Milo non si limitò a colpirlo una sola volta ma, con una ferocia che neanche lui sapeva di possedere, lo fece ripetutamente fino a quando fu il momento di infliggere il colpo di grazia.

“Dì addio a questo mondo, Cavaliere del Sole…Antares!” e prima che Berenice, già privo di forza, potesse anche solo capire quale fosse il suo destino, Milo calò la sua mano e iniettò il veleno della quindicesima puntura dello Scorpione nel suo corpo.

Un unico spasmo…e il corpo del nemico rimase completamente immobile. Milo rimase qualche secondo ancora ad osservare il corpo del Cavaliere nemico, poi si voltò e scese le scale in direzione del cosmo di Shaka…un solo pensiero nella sua testa: Samia!
Capitolo Diciannove – La furia di Shaka

Shaka scese lentamente le lunghe scale che portavano nei sotterranei del palazzo; quasi subito dopo essersi divisi, aveva sentito i cosmi di Kanon e Milo accendersi e aveva percepito l’infuriare della battaglia che i due Cavalieri avevano intrapreso. Fiducioso come sempre delle loro capacità, aveva proseguito senza indugiare, conscio del fatto che pochi metri lo dividevano da Samia…
Camminava con sicurezza, gli occhi chiusi per percepire ogni più piccolo cambiamento intorno a lui; l’ultimo scalino lo introdusse in un lungo corridoio alle cui pareti erano appese alcune fiaccole accese. L’illuminazione era molto scarsa, ma i suoi sensi allertati non necessitavano di luce…solo di totale concentrazione, ed era quello il suo stato attuale.
Tutto era silenzioso, solo il rumore di alcune gocce d’acqua che cadevano sul freddo pavimento in pietra disturbavano la quiete di quel posto…

“E’ tutto troppo tranquillo…sono sicuro che da un momento all’altro succederà qualcosa!” stava pensando il Cavaliere di Virgo.

Come se qualcuno avesse potuto leggergli la mente, i suoi pensieri presero forma davanti a lui: un giovane Cavaliere comparve improvvisamente in fondo al lungo corridoio, e Shaka lo riconobbe subito per quello che Milo aveva descritto come Atlas. Il Cavaliere del Sole emanava dal suo corpo un’energia molto potente e abbagliante, del tutto simile al cosmo di un Cavaliere d’Oro, con la sola differenza del colore…completamente bianca.
Shaka non si scompose minimamente, neanche quando il nemico avanzò lentamente verso di lui; intuì immediatamente che i suoi poteri erano stati ampliati sicuramente dall’intervento di una divinità, in quanto il suo cosmo non era minimamente paragonabile a quello che aveva sentito accendersi a Santorini, quando aveva avuto luogo lo scontro con Milo.

“Fermo dove sei Cavaliere! Cedimi il passo…e ti risparmierò la vita!” intimò con sicurezza Shaka. Questa era la prima volta in cui lui era il Cavaliere che cercava disperatamente di arrivare alla destinazione prefissata, anche se in realtà non conosceva il luogo in cui la Dea Era aveva portato Samia e Gabriel. In passato si era sempre opposto ai tentativi, da parte di altri Cavalieri, di arrivare alla Tredicesima Casa, dove Atena si trovava in attesa della fine della battaglia; certo, la prima volta era convinto che Seiya e i suoi compagni fossero nemici. Aveva sbagliato, e solo grazie al sacrificio cui Ikki si era sottoposto per permettere l’avanzata dei suoi amici, lui aveva capito che si trovava in errore ed era riuscito ad aiutare quelli che adesso considerava anche suoi amici.

Adesso si trovava dall’altra parte della barricata: lui aveva una missione importante da compiere, e quel Cavaliere voleva di impedirgli di proseguire…Questo lo irritava parecchio, ed erano poche le situazioni che riuscivano a causargli quello stato d’animo.

“Non credo che questo sia possibile…Shaka della Vergine!” rispose Atlas, continuando ad avanzare con il solito sorriso maligno stampato sulle labbra.
“Facciamola finita subito…ho appuntamento con una bella mora dopo averti sistemato!” lo provocò, nonostante sapesse che, una volta subito il trattamento che Era le aveva riservato, di Samia non sarebbe rimasto molto con cui divertirsi.

“Non ne avrai di certo la possibilità, Cavaliere: io non te lo permetterò! Fatti da parte e dimmi dov’è Samia!” intimò ancora una volta Shaka.

“Te l’ho già detto…mettiti l’anima in pace…e preparati a combattere!” rispose Atlas.

“E va bene…l’hai voluto tu!” pensò il Cavaliere di Atena.

Shaka portò le mani all’altezza del petto, una di fronte all’altra, e si concentrò al massimo, espandendo il suo cosmo in contemporanea ad Atlas che creò nella sua mano una sfera di energia che aumentava di intensità mano a mano che la potenza del suo cosmo esplodeva.
Il Cavaliere del Sole non aspettò che fosse il suo avversario a fare la prima mossa, e questo era proprio quello che Shaka sperava: la sua grande esperienza in battaglia gli permetteva di saper aspettare il momento giusto per attaccare, ma prima avrebbe dovuto studiare bene il suo avversario…e, per farlo, cancellò temporaneamente il pensiero di Samia dalla sua mente!

“Fuoco della Corona!” esclamò Atlas.

Il potente colpo partì dal pugno di Atlas…una sfera di fuoco che si dirigeva ad alta velocità verso Shaka che sembrava non farci nemmeno caso. Solo all’ultimo istante il Cavaliere d’Oro si scostò di lato, creando un movimento illusorio agli occhi dell’avversario: sembrava che il suo corpo lasciasse una scia dietro di sé, come se compisse tanti piccoli passi…in realtà il movimento era uno solo, ma così veloce che non si poteva riconoscere. Il colpo nemico andò a schiantarsi contro una delle pareti, provocando il crollo di buona parte di essa.

“Niente male…ma sono sicuro che puoi fare di meglio!” lo provocò Shaka.

Atlas emise un suono molto simile ad una risata sommessa, segno che si stava alterando, e parecchio.

“Ho appena cominciato se proprio lo vuoi sapere, Shaka!” gli rispose cercando di mantenersi calmo.
Si precipitò correndo verso di lui, ma fu costretto a bloccarsi e a ripararsi gli occhi, perché una luce accecante avvolse il corpo dell’avversario e una sfera di energia si creò dal nulla tra le sue mani.

“Virgo…Abbandono dell’Oriente!” a quelle parole, la luce che si sprigionava dalle sue mani aumentò di intensità…il corpo del Cavaliere d’Oro venne avvolto da questa luce abbagliante, e il colpo venne scagliato.
Visioni di scene Orientali si crearono nella mente di Atlas che, senza nemmeno accorgersene, fu investito in pieno dal colpo e scaraventato contro la parete.
I poteri che Era gli aveva conferito, però, gli permisero di rialzarsi immediatamente, non riportando ferite.
La fronte di Shaka ebbe un unico ed impercettibile movimento di disappunto che Atlas fu ugualmente in grado di cogliere.

“Eh eh eh! Credevi che bastasse un colpo simile per mettermi completamente fuori gioco? Come tu stesso avrai capito, alla mia Armatura, già potente e indistruttibile perché forgiata con il potere del Dio Apollo, è stato conferito un grado di indistruttibilità maggiore da Era…per cui ti consiglio di desistere dal cercare di distruggerla!” gli spiegò Atlas con sufficienza.

“Non pensare che non me ne fossi reso conto, stolto! Ho solo voluto confermare i miei sospetti con questo colpo: ti sei venduto al nemico, come già in passato, per ottenere che cosa? Gloria, potere…? Ma non credere: Era, come tutte le altre divinità che vogliono conquistare il mondo e distruggere l’umanità, ti rispedirà nell’Ade non appena il suo scopo sarà raggiunto…sempre che ci riesca! Ma noi, Cavalieri di Atena, siamo intervenuti in nome di un ideale giusto e non permetteremo a nessuno di distruggere questo pianeta!” lo redarguì Shaka.

“Quello che dici potrebbe anche essere vero, Cavaliere, ma il solo fatto di combattere contro Atena, la Dea che ha sconfitto il mio Signore Apollo in passato, mi dona una carica devastante…E poi, mi è stata promessa una ricompensa: tu la conosci bene…” gli disse e, dal nulla, tra loro due apparve una visione che lasciò Shaka sconvolto, nonostante continuasse a tenere gli occhi chiusi.

Samia giaceva su un altare di pietra coperto di rovi che le penetravano nella carne e che, poco alla volta, la privavano del sangue che gocciolava in una grossa anfora situata sotto all’altare stesso: gli occhi chiusi, sofferenti, e il volto cinereo, donarono a Shaka una furia distruttiva e la fretta di liberarsi di un avversario che però sapeva sarebbe stato un osso duro. L’illusione sparì e Il Cavaliere della Vergine chiese ad Atlas quale fosse il vero scopo di Era.

“E’ semplice: Samia si è rifiutata di donare spontaneamente il suo potere…in questo modo il suo sangue verrà stillato poco alla volta e, quando tutto il suo corpo ne sarà completamente privo, Era potrà berlo e i suoi poteri arriveranno all’apice, e la Terra verrà distrutta!” gli spiegò con calma “Purtroppo però, per la tua…’amica’ non ci sarà scampo: sarà morta in breve tempo!” continuò usando un tono duro che non trasmetteva nessuna emozione.

“Samia…no!” fu l’unico pensiero di Shaka.

Atlas, non sapendo come, avvertì il pensiero dell’avversario, e si stupì dell’intensità con il quale era stato formulato…

“Quali sono i sentimenti che legano questo Cavaliere, noto per la sua freddezza, e Samia, una ragazza dall’apparenza altrettanto fredda? Ho avvertito una nota di profondo dolore nel pensiero di Shaka, lo stesso dolore che ho notato negli occhi di Samia un po’ di tempo fa! Che sia…amore? L’amore è un sentimento ignobile, per femminucce, e solo chi è debole lo può provare! Gli unici sentimenti degni di un Cavaliere sono la smania di potere e la fedeltà nel proprio Signore. Eppure perché Samia si è sacrificata per il Cavaliere di Scorpio a Santorini? Non capisco, ma c’è poco tempo per pensare adesso…Se questo ‘Cavaliere’ si è lasciato avvolgere da un sentimento come l’amore, non è degno di essere denominato come tale, per cui va eliminato! E sarò io a farlo…” pensò nel frattempo Atlas.

“Preparati a morire, Cavaliere! Fuoco incrociato della Corona!” esclamò a quel punto, unendo le mani davanti a sé e creando una serie infinita di sfere energetiche più potenti di quelle del colpo precedente.
Shaka riuscì a schivare la maggior parte di esse, ma una lo centrò alla gamba e lo costrinse a piegarsi perché il dolore era molto intenso; non fece in tempo a riprendersi, che si accorse che i colpi lanciati da Atlas si unirono in uno solo…purtroppo la loro velocità era pari a quella di un Cavaliere d’Oro e fu centrato in pieno e scaraventato contro la parete che andò distrutta.

Il colpo fu molto duro e Shaka rimase privo di sensi per un po’, dando così il tempo ad Atlas di concentrare di nuovo le sue energie.
Stentava a riprendersi, ma accadde qualcosa di inaspettato…
La voce di Samia lo raggiunse, ma era molto debole e triste.

“Shaka…Shaka! Ti prego…svegliati! Non pensare a me…devi salvare l’umanità, e se io non dovessi farcela non importa! Ci ritroveremo prima o poi…preferisco morire adesso, che vivere con il rimorso delle migliaia di persone che soffrirebbero per causa mia, perché Era è riuscita ad impossessarsi dei miei poteri! Se salvare la Terra comporterà la tua perdita…lo accetterò, ma tu devi combattere anche per me e per Gabriel! Ti amo…e ti porterò per sempre nel mio cuore…” la sua voce andava affievolendosi, ma una consapevolezza nuova si andò creando nel cuore del Cavaliere della Vergine: non avrebbe permesso a nessuno di portargli via la persona più importante della sua vita! Era rimasto solo fino allora e, adesso che aveva scoperto sentimenti come l’amore, nessuno glieli avrebbe strappati! Con uno sforzo immenso parlò…

“Nei sei mondi di Ade di cui sono guardiano, non brilla mai la luce del sole…e un oceano di fiamme li circonda! Il primo mondo è popolato dalle anime di coloro che hanno tradito, la loro pena è quella di rimanere per l’eternità immersi in un mare di lacrime, le lacrime di chi ha riposto in loro fiducia e ne è rimasto deluso!
Il secondo mondo è degli ingordi: la loro pena è quella di portare su di sé i morsi della fame eterna; hanno tolto il poco per avere il mondo…soffriranno in eterno della privazione che hanno provocato!
Il terzo mondo è popolato dalle anime degli ipocriti: la loro pena è quella di essere tramutati in bestie…per aver mostrato un’altra faccia sulla Terra, in Ade hanno la sembianza di un animale!
Il quarto mondo è popolato dalle anime dei violenti: la loro pena è quella di combattere per l’eternità; nessuno ne uscirà mai vincitore, come nessuno è mai uscito vincitore da alcuna guerra!
Il quinto mondo è il mondo degli umani: la loro pena è quella di essere costretti a cedere alle emozioni, la continua disputa vi regna!
Il sesto mondo, il mondo della dimenticanza: nessuna pena è decretata per le anime imprigionate. L’unico conforto, quello di essere ricordati, non è però concesso loro: simili a fantasmi, vagano in un limbo senza memoria…
In uno di questi mondi ti scaglierò, Cavaliere della Corona, e non ne farai mai più ritorno…” pronunciò queste parole alzandosi lentamente e preparando il suo colpo.

Un rivolo di sangue colava dalla sua fronte, ma Shaka non sembrava neanche accorgersene. Portò entrambe le mani lungo i fianchi, in direzioni opposte, e lentamente espanse il suo cosmo; Atlas era rimasto paralizzato alle parole di Virgo e non riusciva a muovere un singolo muscolo.

“Virgo…Volta di Minosse!” disse piano Shaka e dal centro del suo petto partirono una serie di raggi luminosi che travolsero Atlas. Il giovane vagò privo di sensi, ma cosciente dei Mondi descritti da Shaka, che stava lentamente attraversando, diretto al sesto, quello della Dimenticanza…

Quando il corpo inerme del Cavaliere del Sole ricadde ai suoi piedi, Shaka ridimensionò il suo cosmo e l’aura dorata intorno al suo corpo svanì poco alla volta.
Dal nemico non proveniva alcun movimento, così decise di voltargli le spalle e tornare alla sua ricerca. Un movimento improvviso alle sue spalle, però, lo costrinse a fermarsi ancora una volta: i sensi allertati, si rese presto conto che non erano cosmi nemici quelli che si stavano avvicinando…

Milo e Kanon comparvero sul luogo del combattimento appena concluso e, felici di vedere l’amico sano e salvo, tranne qualche ferita di lieve entità, gli si avvicinarono.
Milo, che ormai aveva capito che per lui non c’era speranza di essere qualcosa di più di un amico per Samia, posò una mano sulla spalla del Cavaliere della Vergine e sorrise; Shaka dal canto suo, non aveva mai provato rancore per il comportamento del compagno di tante avventure e, annuendo, si voltò nuovamente per allontanarsi, seguito dagli atri due.

Nel momento in cui i tre Cavalieri di Atena svoltarono l’angolo che il corridoio compiva, una debole luce bianca incominciò ad avvolgere il corpo del Cavaliere della Corona…
Capitolo Venti – La battaglia decisiva

I tre Cavalieri di Atena proseguivano in silenzio, tutti i sensi allertati per captare ogni più piccolo movimento, e ognuno era perso nei suoi pensieri…
Due di loro, Shaka e Milo, avevano in mente un’unica scopo: salvare Samia e portarla il più lontano possibile da quel luogo maledetto! Kanon, invece, ricordava le parole di Ioria di ritorno da Santorini: il giovane Cavaliere di Leo aveva notato l’espressione dei due amici, quando Samia non accennava a riaprire gli occhi, dopo essersi sacrificata per salvare la vita di Milo…e aveva capito quali erano i sentimenti di entrambi... praticamente gli stessi!
Quando poi Saori aveva scelto Kanon per questa missione, gli aveva espresso la sua perplessità sulla scelta della Dea di mandare in missione entrambi, sicuro com’era che anche lei avesse intuito l’entità del problema. Però, si sa, le decisioni di Atena non si discutono, per cui si era limitato ad augurargli di non doversi trovare ad affrontare una crisi tra i due, soprattutto conoscendo il carattere di Milo.
Adesso Kanon camminava dietro di loro e riusciva a scorgere le loro espressioni tese e preoccupate, e si chiedeva come avrebbe potuto evitare che la lite scoppiasse all’improvviso.
Dal canto loro, Milo e Shaka non pensavano assolutamente ad una eventualità del genere, non ora, dal momento che in ballo era la vita di Samia e del piccolo Gabriel; il tempo dei chiarimenti lo avrebbero trovato più avanti, a pericolo scampato.

Completamente immersi nei loro pensieri, i tre arrivarono alla fine del lungo corridoio, senza aver incontrato nessun altro nemico; di fronte a loro vi era una stanza, la cui porta era stata divelta…quasi fosse un invito; si scambiarono uno sguardo di intesa e, senza timore, entrarono…
Quello che li accolse al loro ingresso li lasciò senza fiato; l’unico che già sapeva cosa li attendeva era Shaka, ma non aveva voluto rivelare niente, nella speranza, sempre accesa, che ciò che Atlas gli aveva mostrato fosse solo un’illusione.

Samia era distesa su un altare di pietra e le spine del letto di rovi sul quale si trovava, le penetravano nella carne, privandola del sangue che, goccia a goccia, veniva raccolto in una grande ampolla. Milo, impulsivamente, scattò per cercare di liberarla, ma la mano di Shaka lo afferrò per un braccio e lo indusse a desistere.

“Ma sei impazzito? Non vedi che Samia è in pericolo…vuoi restare a guardare mentre muore?” chiese adirato il Cavaliere di Scorpio al compagno.

“Non dire assurdità Milo! Guarda attentamente: le spine feriscono sì la sua pelle, ma non così gravemente da spillarle molto sangue…il livello di sangue nell’ampolla è molto basso, per cui al momento Samia non è in pericolo! Anche io vorrei intervenire, ma dobbiamo essere cauti, se non vogliamo peggiorare la situazione…e poi non ci saresti mai arrivato a lei: c’è una barriera che ci divide, la sento perfettamente…” spiegò con voce calma il Cavaliere di Virgo.

“Atlas mi aveva mostrato solo una parte di verità…” pensò subito dopo.

“Ma come fa a restare così calmo in una situazione del genere? Giuro che , tra tutti i Cavalieri d’Oro che ho conosciuto nella mia vita, Shaka è quello che riesco a comprendere di meno…Io avrei avuto la stessa reazione di Milo!” pensava invece Kanon guardando il compagno, occhi chiusi e nessuna traccia di preoccupazione ora sul suo viso. "…che cosa è successo? Perché ha cambiato atteggiamento non appena siamo entrati?” continuava a chiedersi.

Milo si liberò della presa sul braccio con uno scatto d’ira, e voltò le spalle agli altri, incominciando a guardarsi intorno.
Tutto ad un tratto una risatina sommessa si fece sentire nella stanza, una risata di scherno che continuava ad aumentare di intensità…
Shaka captò la direzione da cui proveniva la voce, ma non vi era nessuno! All’improvviso due figure si materializzarono nel punto in cui lui era rivolto: di una di esse capirono immediatamente chi fosse…la Dea Era indossava un lungo abito d’oro, stretto sotto al seno e che le lasciava scoperte le spalle e le braccia, mentre ai piedi aveva un paio di sandali alla schiava, anch’essi dorati.
Per quanto riguarda la seconda figura, i tre ragazzi rimasero a studiarla per qualche minuto: era un giovanissimo ragazzo dai capelli ricci e neri e un’espressione maligna stampata sul volto. Non poteva essere che…Gabriel!

“Complimenti Shaka della Vergine! Hai intuito facilmente che Samia non era in imminente pericolo di vita…e che una barriera invisibile divide voi e lei! Astuto, non come il tuo amico!” si complimentò sarcastica la Dea.

“Cosa hai fatto a Samia e Gabriel, brutta strega?” chiese allora Milo.

“Gabriel è ormai sotto il mio stretto controllo, la sua mente è ormai mia! Samia dovrà ancora attendere prima di smettere di soffrire: prima eliminerò voi e tutti i Cavalieri a difesa di Atena, e Atena stessa, poi finalmente il potere straordinario di quella sciocca umana sarà mio…e così la Terra! Contento, adesso che conosci i miei piani?”

“Maledetta…” continuò Milo a denti stretti.

“Non te la devi prendere così tanto: se Samia mi avesse ceduto spontaneamente i suoi poteri, a quest’ora non starebbe più soffrendo, avrei messo fine alla sua vita già da un pezzo! Adesso capirà cosa significhi non eseguire i miei ordini AH AH AH!” concluse la donna ridendo più forte. Milo e Kanon avevano i pugni stretti, ma anche Shaka era in preda all’ira solo che, a differenza dei compagni, non lo mostrava apertamente.

Samia, nel frattempo, poteva sentire quello che veniva detto e cercava in tutti i modi di liberarsi, facendo appello alla sua forza di volontà e al desiderio di liberare suo fratello, non ultimo quello di riabbracciare il suo amore.

“Preparatevi a morire, Cavalieri! Atlas vieni avanti…” disse Era. Sentendo quel nome, i tre giovani si voltarono contemporaneamente in direzione della porta, mentre la figura del Cavaliere del sole la stava varcando…

“Ma…tu eri morto!” esclamò Milo.

“Non proprio, Cavaliere di Scorpio! Ci si rivede, dunque!” rispose Atlas.

“Come hai fatto?” chiese questa volta Kanon.

“E’ semplice: il mio potere è immenso e, anche se il colpo infertogli da Shaka era letale, sono riuscita ancora una volta a salvarlo da fine certa! Questa volta vedi di non deludermi…!” rivolse queste ultime parole al Cavaliere della Corona che accennò un breve inchino.

Quando Atlas alzò lo sguardo, questo si posò su qualcosa che stava accadendo alle loro spalle: tutti, compresa Era, si voltarono e rimasero completamente esterrefatti.
Samia si era messa a sedere e li stava guardando con espressione seria; il suo sguardo si volse verso la divinità che l’aveva imprigionata, sfidandola a farlo ancora.

“Come hai fatto?” chiese Era adirata.

“Semplice: tu ancora non mi conosci…perciò non sai quanto io possa essere testarda e, se decido di fare una cosa, la porto a termine: ebbene, ho deciso di salvare mio fratello, ed è quello che farò…nessuno me lo potrà impedire!” rispose la ragazza.

“Questo lo dici tu! Muori…!” le urlò allora la Dea. Con un movimento rapido della mano, frantumò la barriera e lanciò, allo stesso tempo, una sfera di energia nella sua direzione…
Shaka, che aveva sentito la barriera frantumarsi, intuì quale fosse l’intenzione della loro nemica e scattò velocemente verso Samia, riuscendo così a spostarla prima che il colpo la raggiungesse. Entrambi finirono contro il muro per la velocità con cui si era svolta l’azione, ma il Cavaliere di Atena riuscì a proteggere il fragile corpo dell’amata con il proprio. Il colpo lanciato da Era si frantumò non molto distante da loro e alzò parecchia polvere; quando questa si diradò i corpi dei due giovani erano ancora abbracciati, e la loro vista ferì non poco Milo che in quel preciso istante capì la vera forza dei loro sentimenti.
Samia e Shaka si guardarono intensamente, dopo essersi sciolti dall’abbraccio: i loro occhi esprimevano tutto l’amore che li legava, ed entrambi si chiedevano scusa silenziosamente…lei per essere scappata e lui per non essere riuscito a proteggerla come di dovere.
Il tempo però era poco, e loro dovettero tornare presto alla realtà; Shaka accompagnò Samia vicino ai compagni ai quali disse che avrebbero dovuto portarla fuori di lì, mentre lui si occupava di Atlas e, se fosse sopravvissuto, anche di Era.
A quelle parole Samia si sentì gelare: non voleva separarsi da lui, ma era sicura che in quel momento chi aveva di fronte non era il suo Shaka, ma Virgo, il Cavaliere d’Oro che non l’avrebbe voluta vicino durante la battaglia.
Anche Milo non poté fare a meno di preoccuparsi per l’amico così, su due piedi, decise di restare con lui a fronteggiare il nemico: gli posò una mano sulla spalla e gli confidò il suo volere.

“Non ti lascerò qui da solo…Kanon sarà in grado di proteggere Samia fino a che non saranno in Grecia, io resto con te!” disse. I due compagni si guardarono fisso per qualche secondo, poi Shaka, con un impercettibile segno del capo, annuì.

“Kanon, prenditi cura di lei! Adesso andate…” disse ancora, fissando la ragazza. Samia lo abbracciò di slancio, un abbraccio ancor più carico di sentimenti, che rimase impresso nella mente di tutti a lungo anche perché, per almeno due dei presenti, fu la prima volta che videro Shaka esternare i propri sentimenti in presenza di altri, passando le braccia intorno alla vita di Samia e stringendola forte a sé.
Kanon toccò delicatamente un braccio della ragazza, in segno che era ora di andare e i due si staccarono.

Nessuno si era accorto che due persone presenti alla scena, si erano come risvegliate da un sonno profondo durato anche troppo a lungo…

“Amore…ecco cosa significa questa parola! Io non ho mai amato…ho odiato sì, ma amato mai! Perché? Perché non mi è mai stata data la possibilità di farlo? Ho compiuto azioni ignobili, delle quali adesso mi vergogno…ho ucciso, ho distrutto intere famiglie, e adesso stavo per fare la stessa cosa con questi due fratelli…Basta! Devo andarmene da qui…devo trovare la mia strada, anche se sono solo!” questi i pensieri di Atlas alla vista dei due innamorati che dovevano dirsi addio, o meglio arrivederci… Il Cavaliere del Sole si girò verso la porta e si incamminò piano per uscire per sempre dalle vite di quelle persone.

“Atlas! Dove credi di andare, maledetto? Torna immediatamente qui, o sei finito!” comandò Era accorgendosi del cambiamento del suo guerriero.

“Se volete uccidermi, fatelo pure! Io non ho più uno scopo nella vita, e di conseguenza non ho una vita…Mi avete distrutto la mente, e forse la morte sarebbe la fine migliore per me!” rispose lui, restando con lo sguardo fisso all’uscita. Era non aveva tempo adesso per occuparsi anche di lui, quindi lo lasciò andare.

“Ti troverò…e per te sarà la fine!” gli disse soltanto.

Anche Gabriel era rimasto incantato a fissare Shaka e Samia e, poco alla volta, i suoi occhi, da vitrei, tornarono ad assumere la solita espressione intensa, come quelli della sorella. Quel gesto ne aveva revocato un altro nella sua memoria: un giorno di sole, al parco, un bambino si era ferito cadendo e una ragazza, del tutto somigliante a quella che si trovava nella stanza, lo aveva abbracciato per calmarlo, così d’un tratto…

“Samia…” pensò Gabriel.

Samia e Kanon approfittarono della distrazione di Era per uscire, ma la donna si riprese immediatamente.

“Dove credete di andare voi due?” si rivolse loro. Concentrò nella mano un colpo molto potente, con l’unico intento di uccidere Samia questa volta…

“Samia, Kanon attenti!” urlò loro Shaka che cercò di raggiungerli, ma che venne fermato da Era che, con la mano in cui teneva lo scettro, aveva immobilizzato sia lui che Milo.
I due, sentendo il tono allarmato di Shaka, si voltarono giusto in tempo per vedere una potentissima sfera di energia arrivare su di loro; Kanon si accorse che non avrebbero mai fatto in tempo a schivarla e, posizionandosi davanti a Samia, le fece scudo con il proprio corpo, pronto a ricevere il colpo…
Non ci fu nessun colpo…quando i due riaprirono gli occhi videro ciò che mai si sarebbero aspettati, soprattutto Samia: Gabriel si era fiondato da loro, sfuggendo al controllo di Era che aveva sottovalutato il potere dell’amore che legava due fratelli, e aveva fatto loro da scudo, ricevendo il colpo mortale.
Samia scattò subito in piedi e corse dal fratello…

“Gabriel!” urlò. Si buttò sul corpo immobile del fratello, piangendo e abbracciandolo stretto a sé.
Il giovane non accennava ad aprire gli occhi e lei cercò inutilmente l’aiuto di Shaka che continuava ad essere immobilizzato da Era. Lo sguardo triste del Cavaliere le rivelò che non c’era niente che comunque lui avrebbe potuto fare per salvarlo: in fin dei conti era pur sempre il colpo mortale di una divinità quello che aveva ricevuto.
Samia voltò di nuovo la testa sul bel viso del fratello, più grande rispetto a qualche giorno prima, ma con un’espressione serena adesso…

“Aveva tutta la vita davanti…” disse piano, mentre Kanon le si avvicinava e le posava una mano sulla spalla. Samia continuava a piangere e lo avrebbe fatto ancora per molto tempo…

“Questa volta non ti salverai!” disse Era sempre più furiosa. Con un rapido movimento della mano, scaraventò Kanon contro il muro e il colpo fu talmente duro che il Cavaliere perse i sensi.
Era volse poi lo sguardo carico di rabbia su Samia e la fissò: la ragazza sentì immediatamente un forte dolore alla testa e si portò le mani alle orecchie gridando.
Shaka e Milo erano disperati perché non riuscivano ad intervenire ed erano costretti a rimanere fermi a guardare mentre Era torturava la giovane.

“Ahhhhh…!” continuava nel frattempo a soffrire la ragazza che si era accasciata a terra, continuando a tenersi la testa con le mani, il corpo scosso da convulsioni.

D’un tratto avvenne qualcosa del tutto inaspettato: un cosmo potente invase la stanza e tutti riconobbero il potere di Atena che veniva loro in aiuto: la giovane Dea non aveva potuto lasciare il Santuario impedire ad eventuali nemici di entrarvi e quindi proteggendolo con il suo cosmo, ma adesso era intervenuta in loro favore…
La forza che teneva bloccati Shaka e Milo cominciò ad indebolirsi ed Era fu costretta a lasciare Samia libera dal suo potere, per proteggersi dai due Cavalieri d’Oro che entro breve sarebbero riusciti a liberarsi.
Le sue previsioni erano giuste: poco alla volta i due ragazzi poterono riprendere a muoversi e a lei non restò altro da fare che prepararsi alla lotta.

“Cavalieri…andate! Il potere di Era è troppo forte per voi, penserò io a confrontarmi con lei, voi portate via Samia e Kanon…e tornate in Grecia sani e salvi!” era la voce di Saori che, il cosmo maggiormente potenziato dall’aiuto dei Cavalieri che si trovavano con lei al Santuario, li stava pregando di mettersi in salvo!

Shaka e Milo non se lo fecero ripetere due volte e, consci del fatto che Era stava combattendo una battaglia solitaria contro Atena, raggiunsero Samia e Kanon che si stava riprendendo. Shaka sollevò Samia da terra: era priva di sensi, ma viva, e Milo fece altrettanto con il corpo privo di vita di Gabriel, guardando il giovane amico con tristezza; Kanon riusciva a camminare da solo, nonostante la ferita alla testa, così uscirono dalla stanza.

Nel frattempo lo scontro tra Atena ed Era ormai era al culmine, e una potentissima energia si stava sviluppando nella stanza. I due cosmi erano quasi alla pari, ma Atena risultò favorita grazie all’intervento di tutti i suoi Cavalieri…
Una luce abbagliante invase la stanza dove si trovava la Divinità e una fortissima esplosione di energia ebbe luogo: quando la luce si spense, del corpo terrestre di Era non esisteva più traccia, solo i vestiti da lei poco prima indossati giacevano a terra…

L’onda d’urto dell’esplosione fece tremare l’intera struttura del palazzo; poco dopo tutto, intorno alle cinque figure in fuga, iniziò a cedere, cosicché essi dovettero accelerare e raggiungere l’uscita schivando i massi che dal soffitto rischiavano di schiacciarli.
Una volta fuori, si voltarono nel momento stesso in cui l’intero palazzo crollava, e una dura battaglia aveva fine, decretando ancora una volta vincitrice la Giustizia: la Terra e l’intera umanità era salva, a quale prezzo però…!
Silenziosamente, ripresero il cammino, per raggiungere al più presto le auto che li attendevano poco distante…
[Modificato da anzy81 19/06/2009 12:36]
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